Il movimento Illuministico del '700 - sotto il vicereame austriaco (1707-1734) e poi sotto quello borbonico - doveva attirare e interessare i letterati calabresi amanti di novità e desiderosi di rinnovamento. Sebbene lo scopo principale degli Illuministi fosse quello di illuminare ed ammaestrare le masse, in Calabria questo non avvenne. Infatti, il sapere e la scienza restano prerogative di pochi eletti; abbiamo una cultura di elites, mentre le masse popolari analfabete con la loro grossolana ignoranza seguono inerti e passive sia gli avvenimenti politici che quelli culturali.
Fra gli illuministi calabresi, degno di ricordo è Gregorio Caloprese (Scalea 1650-1714), maestro di uomini insigni come Gravina, Spinelli, Metastasio. Egli introduce nella cultura Calabrese il cartesianesimo. Discepolo del Caloprese fu Gianvincenzo Gravina (Roggiano 1664 - Roma 1718) uno dei fondatori dell'Arcadia e dei più grandi artisti italiani di questo periodo. Richiamandosi ai rigorosi principi cartesiani esprime l'idea di una poetica come scienza senza confondere la ragione con le regole. Per il Gravina il Classicismo non è sinonimo di pedissequa imita- zione e il poeta non è un semplice divulgatore ma creatore di civiltà, poiché deve colpire gli uomini attraverso la commozione dell'anima.
Sotto la spinta degli illuministi napoletani, verso la fine del secolo, nuove idee penetrarono e circolarono in Calabria.
Tale spirito di rinnovamento entrava nella “Accademia Cosentina” arricchita dall'opera proficua di letterati, filosofi ed eruditi, che vivificarono l’attività culturale volta sempre più alla scoperta scientifica ed alla ricerca filosofica. Negli altri campi dell'arte il '700 non è ricco e proficuo di ingegni. Troviamo Leonardo Vinci (Strongoli 1690 - Napoli 1750) e Francesco Milano principe di Ardore di Polistena che furono insigni rappresentanti dell'arte musicale. In Architettura, scultura, pittura troviamo tardi epigoni dell'arte barocca che ci lasciano opere grandiose, ricercate ma prive di qualsiasi contenuto artistico; alcuni accenti vitali troviamo nelle opere dell'architetto e scultore Biagio Scaramozzino di Serra S. Bruno, del pittore Tommaso Martini di Bivongi, di Vincenzo Cannizzaro di Reggio.
Estratto dal "Il profilo della Calabria" - Unione Regionale delle Camere di Commercio-Industria Artigianato e Agricoltura della Calabria-Centro studi e ricerche. Collaborazione del Dott. Aldo Ragusa, Dott. Antonino Agrillo, Dott. Domenico Pecoraro, Dott. Francesco Cava, Dott. Giuseppe Palopoli, Dott. Gregorio Gigliotti, Dott. Raffaele De Franco Paladini.