Tommaso Martini nacque in Bivongi in Provincia di Calabria Ultra, condotto da Domenico suo fratello maggiore, medico e lettore nella città di Stilo, apprese dal medesimo molte scienze, ove avendo copiato alcune stampe con la penna, diede segni di abilità nella pittura: pervenuto nell'anno dieciassette di sua età fu mandato in Napoli l'anno 1706 a proseguire i suoi studi per farsi curiale, che perciò si fece discepolo di D. Pietro de Turris lettore in detta città, e nell'istesso tempo per alimentare la sua naturale inclinazione s'introdusse nella famosa scuola del Solimena, e per lo spazio di due anni applicò con quello agli studi la sola mattina, e la sera con questo alla pittura; dopo il qual spazio di tempo, trovando in questa maggior diletto di quella, si diede totalmente al disegno delle opere del suo maestro, e dal naturale all'accademia dell'ignudo, la quale per più anni tenne poi a sua casa, dove con molti giovani suoi condiscepoli, e di altre scuole continuò a disegnare; e non cessando nell'istesso tempo di colorire, venne a fare acquisto dell'elegante maniera del suo Maestro; laonde dato saggio del suo sapere, fu impiegato in vari lavori, e fece tre quadri, che si veggono esposti in alcune chiese di questa Capitale, de' quali faremo brievemente menzione.
Il primo che espose in pubblico lo fece a richiesta dell'architetto Giovan Battista Nauclerio, e servì per la chiesa delle Cappuccinelle architettata da quello a Pontecorvo, dove in uno de' cappelloni si vede espresso nostro Signore in croce con le tre Marie, e S. Giovanni, in tela di sedici palmi. Il secondo si vede nella chiesa dell'Immacolata Concezione di Monteralvario in una delle cappelle, e rappresenta S. Nicola di Bari con alcuni angeli, da' quali è portato in gloria, e da' medesimi vien tenuta la mitra, il pastorale, ed altre cose appartenenti a quel Santo: concetto dipinto prima egregiamente dal cavalier Calabrese. Il terzo quadro è dipinto a fresco sul muro ed appare nell'entrare il chiostro della SS. Trinità degli Spagnuoli, allato alla Congregazione della Madonna del Rimedio, ove rappresentò la Beata Vergine con molti angeli, che rivela a S. Pio V. la vittoria della battaglia navale avuta da' Cristiani contro quella del turco nel golfo di Lepanto, sotto la condotta di D. Giovanni d'Austria, e queste sono figure quanto il naturale.
Avea Tommaso con somma attenzione, e minutamente imitato il naturale nel disegnar V accademia, e spesso ritraeva il volto de' facchini che lo servivano di modello, e fece eziandio molti ritratti de' suoi condiscepoli, disegnati e dipinti, e a molti de’ suoi amici, e fece in una tela di quattro palmi il suo proprio ritratto con quello di suo fratello D. Felice, che veduti dal suo maestro furono commendati; per la qual cosa acquistato buon nome nel far ritratti, molti ne dipinse per vari particolari, così in grande che in piccolo, ne' quali è Tommaso più stimato che in grande, e bellissimi egli ne fece a' signori inglesi, e così naturali, che oltre le lodi erano da essi ben premiati. Fece anche quadri d'istorie, a richiesta di altre persone, ed una Nascita di nostro Signore fece all' avvocato D. Giuseppe Onemma, la quale oggi è posseduta da Giovan Battista Cerrone di lui erede. Sopra rametti dipinse varie favole con grandissima diligenza per milord Arici, ed altre molte cose ad altri signori inglesi.
Lavorò per D. Giovanni Flettuood Console di quella nazione un anno e mezzo vari quadri in rametti, ed in appresso per D. Gioacchino figliuolo di D. Giovanni sudetto fece molte opere, parte delle quali si conservano nel suo casino da campagna alla Torre del Greco, ove fra le altre cose vi sono quattro bambocciate, che furono esposte al pubblico nella ottava del Corpus Domini, ed erano quasi tutti ritratti, che furono molto lodate, come furon lodati due suoi rametti grandi con le istorie della morte di Aminone nel convito di Assalonne, e la funesta cena di Baldassarre. Nel medesimo casino sono quattro quadretti di Tommaso un de' quali rappresenta Alessandro Magno con Diogene Cinico, altro la morte di Celano filosofo, il terzo Antioco innamorato della matrigna, e 'l quarto Scipione Africano, che dà la sua prigioniera al suo padre, rifiutando i doni offerti da quello, e questi sono terminati con somma industria e somma diligenza.
Moltissimi poi sono i ritratti fatti da Tommaso ai Cavalieri e Dame, de' quali accenneremo solamente quattro fatti in rame a D. Ferdinando Carrafa dei principi di Belvedere, e di essi tre già sono stati incisi in rame da Antonio Baldi, vedendosene due ne' frontespizi di due libri dati alle stampe dal detto D. Ferdinando, uno intitolato: Sposizione del Salmo 18 Beati immaculati in via etc. e l'altro: il principio della Fede; dovendosi stampare gli altri due in altre due opere, per la quale riflessione sono stati dipinti tutti in positure diverse. Ma tralasciando i molti ritratti che in varie case de’ nobili si veggono, come son quelli dipinti quanto il naturale nella galleria del principe di Teora, e' l ritratto del cavalier D. Scipione Cicala, che anche intagliato dal Baldi va nel frontespizio, d' una tragedia data alle stampe dal detto Cavaliere; ed i ritratti della contessa, e del contino di Turino, figlia, e nipote del conte di Harac, che fu viceré del Regno, passeremo a far parola delle opere ch'egli fece nella sua patria, allorchè per rivederla vi si portò nell'anno 1721.
Per li Padri Certosini di S. Stefano in Bosco dipinse molti quadri ad olio, ed a fresco, effigiando nella volta di loro speziarla la Beata Vergine Assunta in Cielo, S. Brunone, S. Stefano, ed altri Santi, e nella cappella de’ Padri Procuratori della mentovata Certosa dipinse la Madonna della Pietà. A petizione del duca di Petrizzi dipinse tre quadri per la chiesa della SS. Trinità della sua terra, ed il ritratto dei detto Duca, nel quale fingeva che la Musica, e la Poesia sostenevano un ovato ov'era il ritratto, poichè di queste due virtù si dilettava particolarmente quel signore. Per la chiesa di Guarda valle nella città di Stilo dipinse il quadro del SS. Rosario, ed altro coll'istesso mistero dipinse per la chiesa di Monterosso casale di Monteleone. Dopo aver dimorato due anni nella sua patria, fece ritorno a Napoli, con pensiero di portarsi in Roma, spinto dal desiderio di vedere le maravigliose opere degli eccellenti maestri, che fanno ornamento a quell'alma città; e benchè da più tempo nutrisse tal desiderio, ad ogni modo però no» potè giammai partirsi da Napoli per certe sue premurose occupazioni di litigj ne' tribunali; ma accadde che fu necessitato andare in Roma, per essere insorta altra lite da decidersi nella corte pontifìcia, ove tutte il tempo che gli avanzava, lo spendeva nell'osservar le opere di tanti celebri maestri di pittura, scultura ed architettura, ed in disegnare le statue più belle, e fece molti ritratti a varie persone di distinzione; dipinse eziandio un quadro di dodici palmi per la chiesa di Bucchignano nella Sabina, ove effigiò la Beata Vergine del Rosario con i quindici misteri intorno. Fece i ritratti di quattro figli del conte Pietro Giraud inglese in grande ed in piccolo, che gli furon lodati da tutti quei che gli videro, e molti altri ne dipinse di altre persone nazionali, da' quali fu ben rimunerato. Ritornato a Napoli dopo tre anni di dimora fatta in Roma fu tuttavia applicato in far vari ritrattini, e giorni sono ha fatto il ritratto di D. Francesco Valletta, ben conosciuto da' letterati, ed altre volte menzionato con sua lode in quest'opera, così ancora fece il ritrattino del suo piccolo figlio, e in casa del quale vi sono eziandio altre opere in piccolo del medesimo, ed in particolare di D. Diego, e D. Niccolò Saverio, l'uno padre, l'altro fratello del nominato D. Francesco, ed anche è il ritratto di J. Maria Angiola Quagliarelli sua degnissima sposa. In casa del mentovato Valletta ha fatto anche i suoi studi questo pittore in sua giovanezza, e quanti virtuosi di pittura, e dilettanti son capitati in quella casa piena di cose maravigliose, dipinte per lo più da valenti uomini forestieri, tutti han decretato, che Tommaso è miglior pittore in picciolo che in grande: nè bisogna che il professore stia alla credenza delle sue opere, perciocchè la passione di esse e l'amor proprio allo spesso ne ingannano, ma bisogna quietarsi al giudizio di tutto il pubblico; e tanto basti di Tommaso Martini.
Tratto da Vite dei pittori scultori ed architetti napoletani, Volume 4, di Bernardo de Dominici