Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
Presentazione
Questo libro di p. Damiano Bova, che ha già dedicato al suo paese di origine ed alle memorie familiari alcuni scritti di notevole interesse, riprende una serie di temi in parte già trattati e li arricchisce di ulteriori considerazioni e di più approfondite analisi, inserendole organicamente in un quadro di grande ampiezza e di solida impostazione storica. L'argomento centrale del discorso è immediatamente evidenziato sin dal titolo dell'opera, che pone in primo piano le vicende di quella parte centro-meridionale della Calabria che si stende tra la costa ionica e la catena delle Serre, giungendo infine all'Aspromonte ed a Reggio Calabria. Questo aspetto più propriamente geografico, mediante il quale sono tratteggiate con grande attenzione e precisione le caratteristiche del territorio, risulta pienamente funzionale all'esame di quella simbiosi, che si è creata nel corso dei secoli con le comunità che si sono insediate in quei luoghi e che in larga misura ancora persiste, nonostante i cambiamenti apportati dalla storia. Starei quasi per dire, vista la cura e talvolta l'indugio quasi affettuoso della descrizione, che la scientificità dell'indagine si trasforma in modo sotterraneo e quasi impercettibile nella rievocazione di un paesaggio dell'anima, tale da penetrare nell'intimo di una sinfonia della natura plasmata dalla presenza degli uomini nella ricorrente scansione del tempo. Ovviamente la parte prevalente di questo discorso riguarda la vallata dello Stilaro, in cui si inserisce l'abitato dell'attuale Bivongi e le sparse reliquie degli insediamenti precedenti. Le acque, i monti, i boschi, le grotte, le fiumare e tutto la tormentata, eppur dolce, distesa di terre, che si inghirlandano a filo dell'orizzonte con la linea sottile del mare, trovano così una loro compiuta valorizzazione quali comprotagonisti della storia umana.
Nella struttura generale del libro il tema cui ho fatto cenno occupa opportunamente il primo capitolo, quasi a dare la giusta impostazione al discorso susseguente, ma poi ritorna qua e là, incuneandosi nei meandri delle varie epoche. L'elemento più specificamente storico costituisce tuttavia la parte di gran lunga prevalente in entrambe le sezioni del lavoro nel suo complesso. Nella prima sezione l'autore ha voluto evidentemente fornire un quadro, il più ampio possibile, del contesto storico entro il quale si collocano e trovano una loro plausibile spiegazione i fatti concernenti l'insediamento di Bivongi. Si comincia pertanto dagli eventi più lontani, dalla protostoria cioè della Calabria, per addentrarsi man mano nel periodo della Magna Grecia, che nella zona presa in esame trovò in Caulonia la città di maggior prestigio. Di questa fase, come di quelle successive e, soprattutto, del periodo della dominazione bizantina l'autore ripercorre pazientemente, sulla scorta della letteratura scientifica disponibile, tutte le testimonianze fededegne, riuscendo a individuare gli snodi più significativi degli eventi ed a valutarne l'incidenza in rapporto all'evoluzione complessiva di tutti i fattori in campo. Si potrebbero elencare in proposito numerosi esempi: dai tracciati viari allo sfruttamento dei boschi e delle miniere; dai culti pagani all'avvento e propagazione del cristianesimo; dalle strutture amministrative bizantine alle incursioni dei Saraceni e così via. Mi limito solo a richiamare l'attenzione dei lettori sulle pagine riguardanti la presenza monastica, orientale ma anche latina, e la formazione di nuove tipologie insediative, caratterizzati da piccoli nuclei rurali e da agglomerati fortificati. Da questo punto di vista, largo spazio è stato giustamente riservato allo studio del kastron di Stilo ed alla creazione in esso di un vescovado, come anche all'influenza esercitata dalla metropolia di Reggio Calabria.
Dall'insieme di questa ampia rielaborazione si ricava uno spaccato della storia della Calabria, quale si delinea nel corso dei secoli che hanno preceduto e quasi preparato le condizioni, in senso specifico e in quello più generale, per la formazione e lo sviluppo degli attuali assetti della vallata dello Stilaro e, in particolare, dell'insediamento di Bivongi. Viene così rievocato uno straordinario impasto di culture e di lingue, una sovrapposizione di civiltà e di tradizioni come è raro trovare altrove, tutto ciò insomma che esprime tuttora la peculiarità della Calabria e della sua popolazione. Risalta però in particolare, sin dai primi secoli del Medioevo, il solco profondo che vi ha impresso la presenza del monachesimo e la tenace memoria che ha lasciato in quasi tutte le contrade della regione. Si può anzi dire, almeno a mio parere, che le tracce lasciate da piccoli e grandi personaggi del monachesimo forniscano ancora oggi un esempio indelebile nella vita quotidiana della popolazione calabrese, pur sottoposta anch'essa alle tentazioni effimere di una malintesa modernità. In questa regione, come ben si ricava dai molteplici stimoli provenienti dalla lettura del libro, si può ancora cogliere la persistenza di una spiritualità, che si è alimentata delle parole e delle azioni degli antichi asceti italobizantini, pur se nascosti nelle grotte e nelle forre più inaccessibili delle montagne. Allo stesso modo, anzi in sostanziale connessione con loro, hanno operato i padri del monachesimo latino, tra i quali è sufficiente ricordare Gioacchino da Fiore, san Francesco di Paola e, non lungi dall'area di Bivongi, i Certosini di Serra San Bruno.
Proprio la menzione di questi ultimi e della influenza che essi esercitarono sul territorio bivongese, per effetto dell'atto di donazione voluto da Ruggero I verso la fine del secolo XI, ci porta alla seconda parte del volume, che riprende il discorso storico a partire dall'età normanna. E' il periodo della nascita del casale di Bobònges, l'immediato antecedente del toponimo "Bivongi", e ovviamente il nostro autore cerca tutti gli elementi più persuasivi per spiegarne l'etimologia ; ancor più evidente, se possibile, risulta il suo impegno per raccogliere ogni tipo di indizi sulla storia dell'insediamento e per vagliare l'attendibilità di ciascuno di essi. Particolarmente ricco di testimonianze, oltre che ulteriore prova dei legami con il mondo bizantino, si rivela il Brebion della metropolia di Reggio, con i suoi riferimenti ai canoni pagati in natura e collegati alla coltivazione dei gelsi, presupposto indispensabile per la produzione della seta.
I capitoli di questa seconda parte mostrano inoltre nell'autore una diretta e completa conoscenza dell'area bivongese e dei suoi dintorni, tanto da per me tter gli una ricostruzione minuziosa del tessuto urbano e dell'agro circostante. Riaffiora quindi la memoria di chiese, monasteri, abitazioni civili, mulini, pozzi, sorgenti, piazze e vie, che ridisegnano un fittissimo reticolo di opere della laboriosità umana e della spiritualità cristiana, non solo per quello che doveva essere nel passato, ma anche per quello che ne resta ai nostri giorni.
Non si può infine trascurare l'apporto delle tre Appendici due delle quali approfondiscono come altrettante monografie alcuni dei temi di grande interesse per la valle dello Stilaro. Mi riferisco anzitutto all'interessante e dettagliata descrizione delle consuetudini riguardanti l'allevamento del baco da seta che ha a che fare anche con lo stesso nome di Bivongi; poi alla biografia di san Giovanni Theresti e del monastero di rito bizantino che ne porta il nome nella titolatura.
Proprio quest'ultimo argomento, che tuttavia affiora costantemente nel corso dell'intera trattazione, rappresenta a mio parere, uno dei due impulsi segreti che hanno indotto p. Damiano Bova ad affrontare la non lieve fatica della stesura di questo libro, corroborato tra l'altro da una esauriente bibliografia. La rinascita del monastero, da molto tempo abbandonato e caduto in rovina nelle campagne di Bivongi, rappresenta quasi il simbolo della ricerca della comunione tra le due Chiese sorelle di Occidente e d'Oriente, una ricerca che ha sempre visto in prima fila il nostro autore, accanto ad altri domenicani di Bari, tra i quali vorrei almeno citare il caro amico scomparso, p. Salvatore Manna. La seconda motivazione, neppure tanto segreta per chi conosce gli scritti di p. Damiano, è di sicuro quella dell'amore per la propria terra natia e delle radici da cui proviene.
Poiché dunque questo libro nasce da sentimenti d'amore, degni entrambi di ammirazione e di condivisione, possiamo dichiararci sicuri che la sua lettura sarà proficua per tutti.
Pasquale Corsi Ordinario di Storia medievale all'Università di Bari
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
Introduzione
"Antiquam exquirite matrem": è l'invito che Virgilio, mediante un artificio letterario, rivolge ai suoi concittadini romani; "cercate l'antica madre", la patria dei vostri progenitori. Distrutta Troia, Enea si reca a Delo; là l'oracolo d'Apoìlo gli ordina di "ricercare l'antica madre", quella terra da cui la sua discendenza dovrà signoreggiare su tutto il mondo, l'Italia, da dove era venuto il loro capostipite Dàrdano. Ora Enea sa che l'Italia lo aspetta, sa qual è la sua méta.
L'invito di Enea fa da guida in questa ricerca sulla valle dello Stilaro, sulle origini di Bivongi e del suo nome. Chi vive lontano dal proprio paese natio sente pungente la nostalgia della propria valle: non quella degli anni della fanciullezza e della giovinezza, né del rimpianto o dell'insoddisfazione, ma quella nostalgia ancestrale, del richiamo profondo del proprio essere antico, dei propri natali .
Cos'è che spinge l'animo umano a ricercare i primordi del proprio paese natale? Una curiosità? Una vanità? No! È una personale esigenza di conoscere le radici storiche della gente e dei luoghi in cui è nato e cresciuto, della Valle che gli fu culla e trampolino; è l'offerta inoltre ai paesani sparsi nel mondo, che tanto desiderio hanno di conoscere il mitico mondo dei loro antenati, d'un barlume di vitale memoria.
Bivongi affonda le radici della sua storia nel periodo di rapporti conflittuali tra Imperi e Chiese, d'Oriente e d'Occidente. Questa storia di coabitazione, di scambi, anche tra religioni, è parte integrante della vita dei paesi del Mediterraneo di questo mare dalle mille cose e dalle tante tradizioni storiche, culturali e religiose, che fanno capo al biblico patriarca Abramo, da rivisitare con l'animo di oggi che aspira a ricercare il dialogo per costruire la pace.
Gli sparuti elementi storico-documentari di un modesto casale pedemontano, inquadrati nel contesto di un ambiente storico più vasto di cui si rese protagonista la Calabria nella sua collocazione bipartisan tra Oriente bizantino e Occidente latino nell'XI secolo, testimoniano la vitalità culturale e religiosa di cui fu protagonista principalmente il monachesimo orientale radicatosi in questa terra come primario fattore di civiltà4 . Questa storia, compendio di macro-storia riflessa nella microstoria e viceversa, vuole essere nel contempo un saggio di illuminante esempio di ricostruzione storica d'un piccolo centro, nonostante la deficienza di quella documentazione di cui la Calabria fu depauperata dalle avverse condizioni naturali, dagli sconvolgimenti di storici eventi e dalla disastrosa costituzione della Cassa Sacra5 a seguito del terremoto del1783, che solo recentemente eminenti studiosi, più stranieri che italiani, sono riusciti parzialmente a recuperare in prestigiose biblioteche ed archivi.
La ricostruzione della storia delle origini di Bivongi fa riferimento a due fondamentali documenti,: il brebion della metropolia di Reggio del 1050 circa, in greco, e la donazione di Ruggero I a san Bruno del1094, in latino. Per il resto si è fatto ricorso a spigolature di notizie storiche e archeologiche della valle dello Stilaro del periodo dell'XI secolo. Bivongi è l'unico superstite dei tantissimi centri rurali abitati, eredi della Kaulon magnogreca, a parte il kastron di Stilo che ha avuto un ruolo di primaria importanza nell'area ionica tra Gerace e Squillace, e di cui in queste pagine diamo atto, dedicando a Stilo, come merita, una attenzione forse maggiore della stessa Bivongi.
La ricostruzione della vita di questo piccolo centro agricolo della valle dello Stilaro, vuole essere un affettuoso omaggio, un modesto contributo alla storia del mio paese natio che è all'origine della mia personale storia.
Desidero ringraziare sentitamente tutti coloro che mi hanno consentito e anche aiutato a portare a compimento questa pubblicazione, dai miei Superiori dell'Ordine, agli esperti e agli amici. Un ringraziamento particolare va all'archeologo prof. Francesco Antonio Cuteri, alla dott.sa Maria Teresa Iannelli e alla dott.sa Letizia Miraglia che mi hanno offerto affettuosamente i loro preziosi consigli e si sono fatti carico della rilettura del dattiloscritto, apportando preziose integrazioni e accorte correzioni. Un grazie infine all'amico Pasquale Corsi per la sua affettuosa e comprensiva valutazione e presentazione del mio scritto.
Grazie a Ugo Franco e all'arch. Giorgio Metastasio per la loro disponibilità a fornirmi alcune interessanti foto che rendono certamente più prezioso questo volume.
Un fraterno ringraziamento al mio confratello p. Santo Pagnotta per l'allestimento grafico e l'impaginazione, e all'amico don Peppino Di Marzo per aver accolto questa pubblicazione nella collana "L'ambiente del Sud" della Ecumenica Editrice di Bari.
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE I. CAPITOLO II- LA KAULONIATIDE
La Calabria protostorica
Origini e storia di Kaulon
Religione pagana e avvento del cristianesimo
Le vie di comunicazione
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE I. CAPITOLO III - LA CALABRIA TRA V E XI SECOLO
Le scorrerie barbariche
La dominazione bizantina (554-1071)
Le incursioni arabe in Calabria
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE I. CAPITOLO IV - LA CHIESA NELLA VALLE DELLO STTLARO
La Metropolia di Reggio
Il monachesimo italogreco
Gli insediamenti ecclesiastici
Monasteri e chiese
Gli insediamenti rupestri
Il vescovado di Stilo
Le controversie iconoclastiche e le ripercussioni in Calabria
Riflessi dello scisma del 1054 in Calabria
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE I. CAPITOLO V - GLI INSEDIAMENTI URBANI NELLA VALLE DELLO STILARO
Stilo «kastron» bizantino
Stilo «oppidum» normanno
Testimonianze antiche di Stilo
Eventi storici presso Stilo
Le componenti etniche
Gli insediamenti interni
Korìa e casali
Galleria fotografica
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE II. CAPITOLO I- IL KORION BOBÒNGES
Origine e nome di Bosòm;ç
Testimonianze antiche
Chiese e monasteri antichi di Bivongi
Due monasteri fuori Bivongi
Testimonianze tardive
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE II. CAPITOLO II - BIVONGI E LA CERTOSA DI SERRA S. BRUNO
I normanni in Calabria nel secolo XI
La politica ecclesiastica di Urbano II e Ruggero I
S. Bruno e la certosa
La donazione di Boboungi alla certosa
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
PARTE II. CAPITOLO IV- LE ATTIVITÀ DELLA COMUNITÀ BNONGESE
Agricoltura e pastorizia
Artigianato e imprenditoria
Estrazione mineraria e metallurgia
Il commercio
Conclusione
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
APPENDICE I - LA SERICOLTURA IN CALABRIA NEL SECOLO XI
Origini e nome
La sericoltura
La gelsicoltura
Un progetto per Bivongi
Bibliografia sul baco da seta
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
APPENDICE II- SAN GIOVANNI THERESTI
Il santo
Il monastero
Notizie storiche dall'XI al XVIII secolo
Eventi recenti e prospettive ecumeniche
Bibliografia su San Giovanni Theresti
Bivongi nella valle dello Stilaro
P. Damiano Bova, O.P.
Curriculum vitae et studiorum di P. Damiano Bova o.p.
P. Damiano Bova, O. P., è nato a Bivongi (RC) il27 settembre 1931.
Ha compiuto i suoi studi umanistici presso l'Istituto Magistrale "Tommaso Gulli" di Reggio Calabria, conseguendo il Diploma nel1952.
Ha svolto attività d'insegnamento nelle scuole elementari fino al 1958. Per alcuni anni è stato Presidente della Gioventù di Azione Cattolica. Si è impegnato nella vita politica ed è entrato nei Comitati Civici nel 1955, svolgendo attività anche a livello nazionale.
È entrato nell'Ordine domenicano nel1958. Dopo il Noviziato ha compiuto gli studi del ciclo filosofico e il primo biennio di quello teologico a Napoli dal 1960 al 1965.
È stato ordinato sacerdote il18luglio del1965. Ha completato gli studi teologici a Roma, presso la Pontificia Università di S. Tommaso d'Aquino, dove, nel 1967, ha conseguito, la Licenza in teologia.
Nel 1967 ha ricevuto l'incarico di Maestro degli studenti dello Studentato Interprovinciale Domenicano di Madonna dell'Arco (NA), fino al1969. Ha compiuto gli studi di dottorando a Roma. Ha insegnato religione nella Scuola Media Statale di Madonna dell'Arco.
Assegnato nel1969 al convento di S. Nicola, ha ricoperto l'ufficio di Segretario degli Studi dell'Istituto Superiore di Teologia Ecumenica dal1969 al1979; e dal1973 al1979 è stato Segretario (Redattore) della neo-fondata rivista Nicolaus dell'Istituto.
Dal1972 al1979 è stato sottopriore della comunità domenicana della Basilica di S. Nicola e dal1969 al1974 ha avuto la direzione del Bollettino di S. Nicola. Nel1975 è stato socio fondatore della Sezione di Bari dell'AlDO (Associazione Italiana Donatori d'Organi).
È stato consigliere della Provincia religiosa domenicana dal1973 al1981; dal 1977 al1081è stato Promotore degli studi.
Dal1973 al1993 ha insegnato teologia morale fondamentale e speciale presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bari; per due anni ha insegnato presso l'Istituto Superiore di Scienze religiose di Matera; e per diversi anni ha tenuto corsi di teologia morale e seminari di studi presso l'Istituto di Teologia di Base di Molfetta, fino al1993.
Nel1979 è stato nominato Priore-Rettore della Basilica di S. Nicola in Bari, incarico ricoperto per tre mandati di seguito, fino al1988. Ha organizzato le celebrazioni per il IX Centenario della Traslazione delle reliquie di S. Nicola da Myra a Bari (1987), ha fondato il Centro Studi Nicolaiani, affidandone la direzione al P. Gerardo Cioffari, ha promosso il progetto della Cittadella Nicolaiana» della Basilica di S. Nicola. Di seguito è stato nominato Amministratore della Basilica di S. Nicola, incarico che ha ricoperto dal1989 al 1993.
Nel1990 dal Provinciale P. Enrico De Cillis è stato nominato suo Vicario.
Dal 1993 al 1999 ha ricoperto l'incarico di Priore-Rettore del Santuario di Madonna dell'Arco dove ha organizzato e portato a termine i lavori di restauro e di ristrutturazione del complesso santuariale e del tempietto di Madonna dell'Arco nel santuario, ha preparato le celebrazioni per il Giubileo del2000 e ha fondato il Centro Studi per la Religiosità Popolare e il relativo Museo.
Nel 2000 è stato poi chiamato a ricoprire l'ufficio di Priore del convento "S. Maria della Sanità" di Napoli-Barra, con il mandato di completare i lavori di restauro, di ristrutturazione e d'arredamento del complesso conventuale per accogliere lo Studium interprovinciale di filosofia dei Domenicani d'Italia di cui è stato anche Segretario degli studi.
Nel2003 è stato assegnato alla comunità domenicana di Cosenza. Nell'ottobre 2005 è stato eletto Priore per la quarta volta del Convento di S. Nicola in Bari dove si trova attualmente in carica.