Piccole storie bivongesi
di Ernesto Franco
Introduzione
La storia di un popolo è costituita dagli avvenimenti di carattere generale che, nel corso dei secoli, ne hanno caratterizzato la sua evoluzione sul piano politico, economico, civile e sociale.
È fatta, però, anche di piccole storie, di aneddoti, fatterelli, facezie e di quanto altro documenta il carattere e la socialità di quel popolo.
Piccole storie che sono colte da chi ne rileva il particolare significato, e raccontate, quando si è in comitiva d'amici e si vuole trascorrere un po' di tempo ricordando la vita del paese nei tempi passati.
Quelle che maggiormente destano l'interesse della gente, sono oralmente tramandate dalle generazioni e, l'una dopo l'altra, si susseguono nel tempo.
Sono l'indice di come in un piccolo paese la gente viveva la sua quotidianità, sempre difficile.
Piccole storie curiose e divertenti, ma anche tristi e malinconiche, più vere e interessanti quando qualcuno dei personaggi delle storie è conosciuto, e ancora vive nel ricordo di coloro che le ascoltano.
Ne abbiamo raccolte alcune, esclusivamente paesane, perciò autentiche e affatto inventate.
Storielle conosciute e significative che se non raccolte in un libro, come tutte le storie oralmente diffuse, tendono con il tempo a sbiadire e ad essere dimenticate.
Così, come abbiamo già presentato la storia del paese, vogliamo adesso far conoscere ai bivongesi, moltissimi dei quali più non vivono nel loro paese d'origine, le piccole storie perché abbiano conoscenza della vita che un tempo in esso si svolgeva.
Piccole storie bivongesi
di Ernesto Franco
Presentazione (di Marco Caligiuri, Assessore alla Cultura Regione Calabria)
Ogni piccola comunità è sempre lo specchio dell'universo. A questo pensavo leggendo "Le piccole storie bivongesi" di Ernesto Franco che ha fissato sulla carta in modo indelebile, e a futura memoria, un mondo che adesso sembra non esserci più, e per tanti aspetti lo è, ma che resta ancora perdurante nel nostro villaggio vivente nella memoria.
Fatti, luoghi, persone vengono eternati per sempre a dimostrazione che il passato deve essere conosciuto e, in un certo senso risarcito. E questo perché anche quelle comunità erroneamente definite "minori", hanno tante belle storie da raccontare. Bozzetti per tanti motivi incantevoli, sono quelli di Ernesto Franco, che spaziano dalle anguille che il dottore non riceverà mai; alle peripezie di Titi, il ciabattino, per pagare il vino dal bettoliere; dalla prima visita in città, a Reggio Calabria, per diventare caposquadra della "sanissima italica razza"; alla "ribelliuoni" del novembre del1943 che portò poco dopo alle dimissioni del podestà; dal "lumista" che, scortato dalla banda come un santo, illuminava la festa di San Cosimo e Damiano; al breve fidanzamento di Pidè, Carmeluzza, che preferì restare zitella piuttosto che condividere la vita con uno scansafatiche. E poi una storia secolare legata al baco da seta, presenza ininterrotta dal 1050 al 1950, quasi un millennio; l'equivoco dei telegrammi che andavano e venivano tra Bivongi e Serra San Bruno confondendo miele e musicanti; i ragazzi di campagna che, imbattutisi nei suoni della festa provenienti dal paese, tornarono a gambe levate alla loro natura d'incanto.
Vita e vite che si incontrano e si sfiorano, si allontanano e permangono, scompaiono e si ricompongono. Dobbiamo allora essere grati per questo lavoro di scavo nei sentimenti svolto da Ernesto Franco, nato lo stesso anno del mio povero papà con il quale ho istintivamente riscontrato similitudini e visioni, sia nel tempo che nell'istruzione, nelle esperienze come nelle valutazioni, nell'attenzione profonda nel cogliere i bisogni delle persone meno fortunate e più deboli, così come l'avere compreso l'importanza decisiva della cultura, trasmessa sapientemente ai figli non con le parole ma con gli esempi. Per me è, quindi, un onore presentare il lavoro di chi per tanti anni ha servito la sua comunità, a lungo anche da sindaco, e che scrive libri e pone la cultura al centro della visione del mondo. Non a caso, è proprio lui ad avere scoperto e fatto riemergere artisti, beni culturali e ambientali.
Il pittore bivongese del '700 Tommaso Martini discepolo di Francesco Solimena, il Katholikon di S. Giovanni Theristis, la cascata del Marmarico vivono e rivivono proprio grazie a lui.
Allora, buona lettura per comprendere e gustare, grazie alla passione civile di Ernesto Franco, un tempo che non c'è più ma che appunto per questo è presente più che mai.
MARIO CALIGIURI
Assessore alla Cultura Regione Calabria
Piccole storie bivongesi
di Ernesto Franco
Piccole storie bivongesi
All'antica
Le anguille del dottore
" Attacci e Titi"
" l baffi e Titi"
Il barbiere sfrattato
Binda
Il carbonaio e il cùcolo
Carnevale d'altri tempi
La Prima volta in città
"Franciscuzzu"
Il frantoio del barone
La porta
"U lumista"
Il mare
Mastro Vincenzo e figli.
Melchiorre
Emigranti al porto di Napoli
il "piattista" e la "cannata"
il fidanzamento di Pidè
"I chiuppi da Catarrara"
La porta
Ragazzi di campagna
S. Antonio e "u cucudu"
Scarpe nuove e risuolate
Lo scolaro che andava a "suola"
La sommossa
Il telegramma
La veste da prete
Vici
Vicini di casa