La Grotta di Santa Maria della Stella si apre con due ampi ingressi circa un chilometro a Sud del centro abitato di Pazzano. Strutturalmente, il bastione calcareo che ospita la cavità è lo stesso che a Nord-Est si estende fino al Monte Consolino (701 metri s.l.m.) e a Sud-Ovest prosegue fino a culminare col Monte Mammicomito (1047 metri s.l.m.). La cavità deve la sua importanza alla funzione religiosa svolta nel corso dei secoli, avendo ospitato monaci eremiti già attorno allo scorcio del I millennio d.C. ed essendo divenuta in seguito sede di un ben attestato culto mariano. Essa viene menzionata per la prima volta verso la fine del Seicento da Giovanni Fiore da Cropani nella sua opera “Della Calabria illustrata”.
La Grotta di Santa Maria della Stella si spalanca in superficie con due diversi ingressi di cui il superiore è situato alla quota di 665 metri s.l.m. e l’inferiore 6 metri più in basso, a 659 metri di altitudine. Alla cavità si può accedere indifferentemente da entrambi gli ingressi, anche se il superiore ha da sempre rivestito la funzione di imbocco principale in relazione alla maggiore contiguità con la cappella sotterranea dedicata alla Madonna. E, infatti, esattamente sopra e attorno all’ingresso superiore sono sorti, nel corso degli ultimi 4-5 secoli, edifici e opere architettoniche che hanno contribuito alla sua monumentalità.
Limitando la nostra attenzione esclusivamente al fenomeno naturale, emerge chiaramente, da una semplice osservazione della planimetria della grotta, la sua origine tettonica. La cavità si è, infatti, formata lungo alcune marcate fratture nella roccia calcarea, disposte tra loro in modo pressoché parallelo. Si accede all’ambiente sotterraneo principale scendendo lungo una tortuosa scalinata che inizia, all’esterno, dal piazzale antistante a una serie di edifici di cui il più antico (con funzione di convento) è stato costruito alla metà del XVII secolo. Tale scalinata immette in uno spazioso vano ipogeo dal piano di calpestio completamente lastricato che precede l’altare con la statua marmorea della Madonna, posto all’interno di un ambiente di più modeste proporzioni. L’alto squarcio verticale nella roccia che costituisce l’ingresso superiore permette alla luce esterna di illuminare diffusamente la porzione centrale della camera. A prima vista sembra che la condotta sotterranea termini in corrispondenza dell’altare marmoreo, ma in realtà essa continua anche alle sue spalle. Un piccolo varco sulla sinistra dell’altare permette di accedere a un approfondimento retrostante, lungo circa 10 metri e completamente buio. Ritornati nell’ambiente principale, si può procedere ancora in direzione dell’ingresso inferiore. Questo è raggiungibile dall’interno della cavità mediante una seconda scalinata. La spianata che precede la scalinata presenta, lungo la parete, un modesto anfratto che conduce in una diramazione secondaria. È questo il settore di grotta che presenta il minor grado di impatto umano sull’ambiente naturale: essendo stretto e buio, infatti, è stato poco frequentato dall’uomo e pertanto ha conservato un aspetto generale pressoché integro. Al suo interno si possono osservare estese colate calcitiche pendenti dalle pareti e, spesso, diversi chirotteri, che sfruttano l’isolamento di questa parte dell’antro come temporaneo rifugio.
Discesa la scalinata, si penetra, attraverso un piccolo passaggio protetto da un cancello in ferro, nell’ampio vano retrostante il secondo ingresso (inferiore). L’ampiezza dell’imbocco permette alla luce esterna di illuminare praticamente a giorno l’intera camera sotterranea, anch’essa col suolo completamente regolarizzato da un lastricato in pietra. Sulla volta si scorge, a mo’ di vero e proprio camino, un tratto della marcata frattura rocciosa al cui interno si è formata questa parte di cavità.
**Estratto da: «LA GROTTA DI SANTA MARIA DELLA STELLA NEL COMUNE DI PAZZANO (REGGIO CALABRIA)», Sulle tracce dei monaci basiliani, Indagine speleologica a cura della sezione di Reggio Calabria del CAI