Il MONASTERO DI SAN GIOVANNI THERISTIS si trova nelle campagne del Comune di Bivongi, in una vallata sovrastata dalle ripide pareti del monte Consolino. E' una zona dove a guardarsi attorno, tutto parla di monachesimo, palestra ascetica verso la fine del primo millennio, dei santi locali Ambrogio e Nicola. L’area monastica, è compresa in un ristretto pianoro a cavallo tra le fiumare dello Stilaro (RC) e dell’Assi (CZ), dove è possibile giungere dopo pochi minuti di macchina e autobus, !asciando la provinciale per Bivongi ed imboccando il grande ponte che la sovrasta.
Dedicata a San Giovanni Theristis (Mietitore), il monastero è divenuto in breve tempo il più fiorente cenobio appartenente alla diocesi di Squillace, già celebre nella tarda antichità per il Vivarium di Cassiodoro. L’imponente katholikon risale al 1100 e presenta, frammisti fra loro, elementi architettonici bizantini e normanni. Tra le tracce di un preesistente luogo di culto, va segnalato l'attuale nartece (il vano in fondo alla basilica).
Contemplando la basilica nel silenzio della campagna, l'animo avverte un gran senso di pace e l'invito ad elevare lo sguardo e lo spirito verso il cielo. n monastero, infatti, rientra tra gli insediamenti ascetici posti sulle pendici del Consolino e delle colline circostanti, abitati da monaci di elevata cultura e spiritualità ascetica. La presenza monastica risale al 1994 (primo monastero ortodosso restaurato e riaperto in Italia dopo secoli), mentre i lavori di restauro della basilica sono terminati nel mese di luglio del 2002. Monaci ortodossi sono tornati in questo luogo rimasto a lungo abbandonato, spinti dalla fede e dalle memorie storiche, per elevare le loro preghiere all'Onnipotente, così come tanti loro confratelli più di mille anni fa.
Durante questi primi anni il Monastero è divenuto meta di monaci-pellegrini provenienti dal Monte Athos, mentre nel mese di luglio 2008, il Comune di Bivongi lo ha concesso alla Diocesi romeno-ortodossa d'Italia che, guidata da Sua Eminenza il vescovo Siluan, ha formato una vera e propria comunità monastica, rispondendo alla chiamata del santo mietitore. Il Monastero è aperto tutti i giorni ed è possibile assistere alle quotidiane celebrazioni.
LA STORIA, IL SANTO E IL MONASTERO
Durante i secoli di appartenenza all'Impero Romano d'Oriente, la Calabria è stata contrassegnata dalla fioritura di un monachesimo originato soprattutto dalle emigrazioni che hanno spinto monaci orientali verso la Sicilia meridionale: agli asceti fuggiti dal Medio Oriente invaso dagli arabi, hanno seguito monaci intenti a sottrarre le Sacre Icone alla distruzione iconoclasta. Questi asceti crearono eremi e cenobi; diffusero anche la lingua e la cultura dell'Oriente ortodosso, arrecando gran beneficio economico alla gente del luogo. Nel 1030, i Normanni, soldati di ventura già al soldo del principe di Salerno, cominciarono a "guadagnar terra" in proprio, entrando in conflitto con molti signori ed anche con il papa Leone IX che, nel 1053, fecero prigioniero a Civitate, in Puglia. In seguito alla separazione tra la Chiesa Ortodossa e quella Romano-cattolica sopravvenuta nel 1054, il Papa si rappacificò con i Normanni riconoscendone le conquiste: la Calabria nel1059, l'Italia meridionale nel1071, la Sicilia in un periodo successivo.
Quando i Normanni conquistarono la vallata dello Stilaro, denominata dal monte Consolino (monte Stilo), costellato da laure e grotte eremitiche, si trovarono innanzi ad un fiorente insediamento monastico, reso celebre da San Giovanni Theristis. Durante un'incursione saracena sulle coste della Calabria, il padre del futuro santo venne ucciso e la madre, incinta, condotta come schiava a Palermo, dove partorì il bambino, che crebbe nella fede cristiana. All'età di 14 anni la madre lo invitò a fuggire verso il suo paese natio, dove venne battezzato, nella località di Cursano. Si racconta che, munito di una piccola croce, attraversò in barca lo stretto di Messina, per poi giungere sino a Stilo. Gli abitanti, vedendolo vestito da moro, lo condussero presso il vescovo Giovanni, che lo interrogò per sapere da dove fosse venuto e cosa cercasse. Il ragazzo rispose che chiedeva il battesimo, ma il vescovo lo sottopose a dure prove prima di conferirglielo e di imporgli il proprio nome. Una volta cresciuto sentì sempre più forte l'attrazione per la vita dei monaci che vivevano nelle grotte nei dintorni di Stilo, specialmente di due asceti basiliani, Ambrogio e Nicola. Dopo molte insistenze, nonostante la sua giovane età fu ammesso nella comunità e si distinse per virtù, tanto da essere poi eletto abate. Ritrovato a Cursano un tesoro appartenuto alla sua famiglia, secondo la regola di San Basilio lo distribuì ai poveri. Non lontano dal monastero c'era una grotta dalla quale scaturiva una sorgente e d'inverno, col permesso del superiore, Giovanni usava pregare in mezzo alle acque gelide.
Volendo visitare un cavaliere di San Giovanni di Rodi presso Monasterace, che aveva provveduto al vitto del monastero, nel mese di giugno, al tempo della mietitura prese con sé un fiaschetto di vino e una ciambella. Giunto presso due fondi, chiamati Maroné e Maturavolo, offrì ai contadini il pane e il vino. Un furioso temporale si abbatté su quei campi, rischiando di distruggere il raccolto, ma la preghiera intensa di Giovanni fece si che il grano fosse mietuto e raccolto in covoni. Questo e altri episodi testimonianti l'aiuto soccorrevole ai contadini, gli valsero l'appellativo di Therìstis, cioè mietitore. Il padrone dei campi, per quanto era accaduto, li donò al monastero. Giovanni morì nel1054 e venne sepolto nel monastero della Madonna del Maestro, detto di San Giovanni Teresti vecchio o del Bosco. La progressiva estraneazione all'Oriente ortodosso, accentuata dalla crescente latinizzazione promossa dai Normanni quali difensori del Papa, ha determinato la decadenza ed il definitivo abbandono del Monastero, effettuato nel1662 dai monaci basiliani (greco-cattolici).Al principio del ottocento, in seguito alle leggi napoleoniche, il convento divenne demanio del Comune di Bivongi e, dopo l'unità d'Italia, venduto a diversi proprietari. Questi lo trasformarono, adattandolo alle loro esigenze agricole. Infine, i loro eredi lo donarono nel1980 al Comune che avviò i primi lavori di restauro nel1990.