Le proprietà terapeutiche delle acque che sgorgano in località Acque Sante (detta successivamente anche Bagni di Guida) erano riconosciute e sfruttate da tempo immemore. Si ha notizia che tale sorgente, fosse conosciuta in epoca Bizantina, ma si ha motivo di pensare che già sotto il dominio dei Romani le acque fossero utilizzate per un bagno pubblico.
Il vero sfruttamento inizia con la realizzazione prima dello stabilimento di Acque Sante, e successivamente con quello dei Bagni di Guida. Si può ritenere che il primo sia stato distrutto da qualche piena del fiume, mentre il secondo restò in attività per oltre un secolo fin dal 1850, trasformando una amena località di campagna in un vero e proprio centro balneare, dotato di un albergo con 20 stanze, oltre che da numerose abitazioni private che i proprietari usavano o concedevano in affitto ai malati per il periodo necessario alle cure, ed illuminato fin dal 1914 dalla luce elettrica, dopo la costruzione della centrale Avvenire.
Si narra che la scoperta delle proprietà terapeutiche delle acqua sia stata scoperta da un pastorello che aveva notato che le sue capre guarivano da una malattia della pelle quando si immergevano nelle pozze d’acqua sulfurea. L’ufficialità si ebbe intorno al 1870 quando il dottore Vincenzo Filia pubblicò sul “Giornale Internazionale delle Scienze Mediche” un articolo dal titolo “Le acque solfuro-alcaline di Bivongi, studio clinico terapeutico”: “… Bevendo le acque solfuro-alcaline di Bivongi, il sapore delle medesime è leggermente alcalino, ed allorché si fa uso al momento in cui viene attinta dalla sorgente, si avverte, in modo assai distinto, un vero sapore solforoso, che ricorda le acque solfuree. …”
Tali proprietà furono confermate dall’ingegnere minerario Vittorio di Matteo, dipendente dell’impresa estrattiva di Achille Fazzari, che stava studiando anche il modo di imbottigliare l’acqua delle sorgenti di Mangiatorella.
Lo stabilimento vero e proprio si trovava al piano terra di un edificio a 2 piani, il secondo dei quali era destinato ad alloggi e servito da un ballatoio esterno.
Al piano terra due locali erano dotati di vasche dove arrivava l’acqua termale, riscaldata da un generatore di vapore alimentato a legna. I turni per i bagni cominciavano alle quattro del mattino e continuavano fino a tarda sera.
Ne pressi dell’edificio termale è stata realizzata tra il 1913 e il 1914 la centrale idroelettrica della società “L’Avvenire” di Bivongi, società che realizzò anche l’albergo.
Dopo le disastrose alluvioni degli anni ’50 gli stabilimenti, come pure la centrale Avvenire furono abbandonati.
L’edificio termale è ben conservato e l’attività balneare è ripresa in modo artigianale negli ultimi anni. L’albergo e la centrale sono stati ristrutturati di recente e fanno parte dell’“Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria”.